Il discorso avviato dall’opera Pulsar con la città di Mestre viene tradotto e riportato nella galleria. Due fogli ripropongono la dicotomia: il primo è bianco, il foglio senza alcun intervento, spento; il secondo invece è nero, ottenuto sovrapponendo due strati di inchiostro a pigmento, acceso. Disposti a terra in prossimità di una delle pareti dello spazio, aventi proporzioni vicine a quelle delle piastrelle del pavimento, i fogli che compongono l’opera esaltano il volume della galleria, dialogando con l’ambiente che la ospita.
Il termine Dub abbreviazione del termine inglese “double” accentua il carattere doppio dell’opera. È composta da due elementi, ma è anche la seconda versione di un’opera che, inoltre, viene esposta contemporaneamente in un altro luogo.